29 giugno 2019
APPUNTAMENTO AL GAZEBO
TRA VIA PALESTRINA E CORSO BUENOS AIRES
29 giugno 2019
APPUNTAMENTO AL GAZEBO
TRA VIA PALESTRINA E CORSO BUENOS AIRES
ArciLesbica Zami partecipa al Pride di Milano ma non ne sostiene il Manifesto Politico, un manifesto dove le parole lesbica e lesbofobia non compaiono MAI. Questo è un manifesto che non tiene conto delle donne.
Vi leggiamo che “l’identità di genere fa capo ad un diritto inalienabile della persona”. Chiariamo: il sesso biologico con cui nasciamo non è un diritto né una discriminazione, ma un dato di realtà. Sulla base del sesso biologico la società impone a ciascuna/o di noi uno dei due generi, ovvero un insieme di caratteristiche stabilite culturalmente e variabili da società a società, ma sempre, data l’universalità del patriarcato, sfavorevoli alle donne.
Nel mondo una donna su tre subisce violenza fisica nel corso della sua vita, più di un quarto delle bambine è vittima di matrimonio forzato, a circa due terzi delle donne si nega il diritto all’istruzione e più di 125 milioni di bambine e donne hanno subito mutilazioni genitali (The World’s Women, ONU, 2015). Questi dati sono indici di una vessazione che non viene alterata dalla dichiarazione personale di essere non-binary e gender fluid. E’ necessaria una lotta contro i generi, ma prima di tutto è necessaria una lotta collettiva per un cambiamento delle condizioni materiali di vita, sostenendo l’autonomia economica e culturale delle donne.
Nel manifesto si dice che “i soggetti principalmente interessati da questa lotta [contro quello che viene chiamato il binarismo di genere] sono le persone transgender e le persone intersex”. Sosteniamo senza riserve la richiesta delle persone intersessuali di non subire interventi invasivi senza consenso, ma non solo loro sono gli interessati alla lotta contro l’oppressione dei generi: metà della popolazione mondiale, le donne, hanno un interesse primario a che gli stereotipi di genere siano superati e, con essi, l’oppressione patriarcale che li ha creati.
Infine troviamo, per la prima volta nei manifesti del Pride milanese, la rivendicazione dell’utero in affitto. Sappiamo che lesbiche e gay possono essere genitori, buoni né più né meno degli eterosessuali. Questo però non implica il diritto a diventare genitori. Se questo diritto esistesse ci sarebbe qualcuno/a che ha il dovere di corrispondere a tale richiesta: al diritto di diventare genitori per eterosessuali con problemi di sterilità e per omosessuali corrisponderebbe il dovere di certe donne di mettere a disposizione il loro corpo come materia prima e come incubatrice per far venire al mondo le bambine e i bambini richiesti.
Le donne invece non sono a disposizione di nessuno e il corpo delle donne non è un posto di lavoro. La nostra autodeterminazione cresce quanto più riusciamo ad essere un soggetto collettivo coeso, seppure plurale, e quanto più sottraiamo i nostri corpi e le nostre relazioni al mercato. L’utero in affitto e la “donazione” degli ovociti non è autodeterminazione, non è un dono, non è un lavoro. Esattamente come la prostituzione non è autodeterminazione, non è godimento e non è un lavoro come un altro. Sono mettere sul mercato la nostra stessa carne e vita. Soltanto una visione distorta della realtà e della storia (quella storia di rivolta che ci ha visto affermare “l’utero è mio e lo gestisco io” – non “lo affitto io”) può far pensare che l’utero in affitto e la prostituzione siano autodeterminazione invece che abuso e che acquistare uteri e vagine sia un diritto indiscutibile degli uomini.
Il movimento lgbt ha avuto il coraggio di guardare in faccia alla discriminazione senza abbassare gli occhi. Ha elaborato un pensiero critico della sessualità e della società eteropatriarcale, ha saputo portare in piazza fasce sempre più ampie di popolazione. Ha tutti gli strumenti per capire la differenza fra libertà e libero mercato, fra autodeterminazione e sfruttamento. Saprà leggere fra le righe dei contratti che sono imposti alla “libera” firma delle donne e capire che la dignità delle nostre vite e l’integrità dei nostri corpi non possono essere oggetto di commercio.
La libertà delle donne è la responsabile costruzione di una civiltà più giusta. Non siamo mai state e non vogliamo diventare il popolo delle libertà. Siamo ancora in rivolta.
Circolo Enosud
Via Ollearo 5
dalle 21:30 alle 2:00
Nella serata dedicata ai moti di Stonewall, la musica live delle NYX punterà sugli anni a cavallo fra 60 e 70.
Ma con inserti arcobaleno provenienti da tutte le decadi delle migliori icone gay, in versione ardentemente acustica.
DJ Glitch della social-community “Eressos Connected” che tiene viva la realtà lesbica dell’isola greca di Lesvos, di cui la poetessa Saffo era nativa. Genere “disco.house.club” e pazzie “rock”.
DJ presso FlamingoBeachBar/BuddaBar/BelleVille (Eressos/Lesvos-Greece) – Cicip&Ciciap/Alveare (Milano).
Ha accompagnato Eleonoro Dall’Ovo nella rubrica LGBTQ “L’Altro Mertedì” per Radio Popolare.
Per la notte pre-pride…special rainbow playlist&deca-dance.
In una scena prettamente maschile, Kairi cerca di stravolgere gli stereotipi di genere a dimostrazione che la musica sarà sempre libera e di tutti. Gli inediti spaziano da tematiche sociali all’introspezione personale.
Come è cambiato l’uso della parola lesbica nel tempo del movimento e della vita di donne di generazioni diverse.
Milano, Spazio Ex Fornace, Alzaia Naviglio Pavese 16,
lunedì 24 giugno 2019,
ore 19 aperitivo e conversazione
con Lorenza Accorsi, Flavia Franceschini, Silene Gambino,
Erika Russo e altre
La sera dell’11 giugno si terrà la presentazione del libro di Vanessa West “Lesbismo e meccanica quantistica”, presente l’autrice.
Prima della presentazione, sarà possibile fare un aperitivo insieme, dalle ore 19:00.
Via L. Spallanzani 6 – Cit. 48
Un titolo intrigante per un romanzo di formazione. Il diario psicopatologico e scientifico-letterario di un anno di università. Un gatto stravagante accompagna gli stati di coscienza della protagonista tra sconcerti e stupore.
Vanessa West ha già pubblicato Venere vendicami (2017). un romanzo dove si scopre cosa succede quando gli dei ci accordano la vendetta che abbiamo richiesto.
LEGGI LA RECENSIONE SU PRIDE ONLINE
UTERO IN AFFITTO/OTTIMA SENTENZA DELLA CASSAZIONE, ORA APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI PER LE ELEZIONI EUROPEE
La sentenza delle sezioni riunite della Cassazione, che stabilisce il divieto di trascrizione all’anagrafe dei figli avuti all’estero tramite la maternità surrogata, fornisce finalmente una risposta chiara ai continui tentativi di aggirare la legislazione in vigore da parte di alcuni Comuni italiani. L’utero in affitto nel nostro paese è vietato e non sono possibili automatici riconoscimenti genitoriali degli adulti senza relazione biologica con il minore. La campagna delle trascrizioni intentata nei Tribunali e negli enti locali aveva lo scopo finale di mettere davanti al fatto compiuto lo Stato italiano. La Cassazione correttamente indica come unica strada percorribile l’adozione in casi particolari così come prevede la normativa vigente.
E’ ora necessario che la politica, anche in vista delle elezioni europee, si pronunci dismettendo le ambiguità di questi anni, affinché siano confermate e rafforzate misure a difesa dei bambini che non possono essere soggetti di cui si dispone a piacimento per soddisfare i desideri degli adulti.
Per questo, noi, insieme alla CIAMS, Coalizione Internazionale per l’Abolizione della Maternità Surrogata, chiediamo ai candidati e alle candidate progressiste alle Elezione europee del 26 Maggio 2019 di esprimersi con un netto NO a qualsiasi ipotesi di regolamentazione della surrogazione di maternità, sottoscrivendo l’appello seguente:
Le Istituzioni europee a più riprese si sono espresse contro la pratica della maternità surrogata con Risoluzioni e dispositivi votati dal Parlamento europeo e dal Consiglio d’Europa. In vista delle elezioni europee le associazioni e gruppi che in Italia si riconoscono con il lavoro svolto dalla rete internazionale contro l’utero in affitto, propongono ai candidati delle liste europeiste e progressiste italiane di sottoscrivere un chiaro impegno che si sostanzia in otto punti sotto riportati.
NO, NON BISOGNA REGOLAMENTARE LA GPA MA ABOLIRLA
1.- La gpa, ovvero la surrogazione di maternità, consiste nella mercificazione del corpo di una donna utilizzata come portatrice
2.- la gpa non è altro che la vendita di bambini (*)
3- La surrogazione di maternità è lo sfruttamento della capacità riproduttiva femminile e l’uso di una donna per soddisfare i desideri altrui.
4.- La surrogazione di maternità non mira a soddisfare un diritto. Non esiste diritto alla maternità, né al figlio, esiste la possibilità o meno di essere genitore.
5.- La surrogazione di maternità non fa che aumentare la disuguaglianza tra le donne.
6.- Voler regolamentare la surrogazione di maternità non fa che organizzare una nuova modalità di tratta delle donne.
7. La surrogazione di maternità viola i diritti dei bambini e i diritti delle donne contribuendo a una società fondata sull’uso e il maltrattamento delle persone più vulnerabili e più povere, una società costituita di esseri umani di prima e di seconda categoria, favorendo un ordine mondiale disuguale e discriminatorio tra gli esseri umani.
8.- I desideri di diventare genitori possono essere soddisfatti da forme che non comportino lo sfruttamento né la commercializzazione delle donne e dei bambini.
(*) Nel suo rapporto di attività del 2018, la Referente speciale dell’ONU sulla vendita e lo sfruttamento sessuale dei bambini riconosce che «la sostanza delle convenzioni di gpa praticate, anche nei paesi cosiddetti sviluppati, è nient’altro che la vendita di bambini, qualunque siano gli artifici giuridici impiegati»
ARCILESBICA
SE NON ORA QUANDO – LIBERE
RUA Resistenza all’Utero in Affitto
GRUPPO GAY CONTRO UTERO IN AFFITTO
Roma, 8 maggio 2019